L'importante è che la morte ci colga vivi (Marcello Marchesi)

"L'importante è che la morte ci colga vivi" (Marcello Marchesi)

lunedì 3 giugno 2013

AXA ASSURANCES GODE, SIENA PARECCHIO MENO

L’Amministratore Delegato di Axa, Henri De Castries, ha confermato ad Affari e Finanza, inserto economico de La Repubblica, due cose: che il Monte è una gran bella banca e che in matematica due più due fa quattro. “Come azionisti della banca abbiamo subito come tutti gli altri una riduzione del valore dei titoli" tuttavia  "L'investimento in Axa Mps sta invece dando buoni frutti: il management si è comportato estremamente bene anche durante la tempesta finanziaria". Cioè per fare bene i propri affari basta stare seduti dal lato giusto del tavolo, la parte dove si decide. Barattando con sagacia la distruzione di valore perpetuata dai vertici e dall’Area Finanza in cambio del monopolio della banca assicurazione: alla fine fra perdite e guadagni il conto torna: due più due appunto. Mica si arrabbia per le reiterate malefatte scoperte monsieur De Castries. Se per appoggiare Mussari il consigliere De Courtois (rappresentante di Axa in Rocca Salimbeni) abbia commesso reati non lo sappiamo e caso mai è un problema giudiziario che in Procura hanno dovuto valutare; rimane però il problema morale di un pessimo comportamento davanti a una città devastata dalla fine ingloriosa della banca che fu. Non sono mica migliori i signori di Axa di quelli che hanno avuto un mutuo senza garanzie, una casa regalata, una carriera senza meritocrazia, una percentuale sugli affari finanziari, affari immobiliari di dubbio successo per la banca ma non per i vari “re del mattone” che si sono avvicinati a MPS.
"Abbiamo fiducia nel nuovo management guidato da Alessandro Profumo e Fabrizio Viola e li supportiamo. Stanno facendo le cose giuste per vincere la sfida del risanamento": questa è la conclusione del manager transalpino, che per inciso ha la liquidità necessaria per investire il famoso miliardo che cerca Alessandro Profumo. Va così bene alla grande compagnia francese che all’assemblea di approvazione del bilancio del 29 aprile il consigliere De Courtois non si è presentato. Mancavano anche i consiglieri Turchi, Campaini, Briamonte, Demartini: qualche assenza eccellente, forse per evitare domande e rilievi imbarazzanti da parte degli altri soci. Ma gli affari non si fanno in assemblea: eventuali rapporti con Poste Italiane, di cui si è parlato (comprese le ovvie smentite degli interessati) per un accordo commerciale che potrebbe essere preludio per una nuova società compartecipata sotto l’attenta regìa di Cassa Depositi e Prestiti, aprirebbe nuovi canali di vendita dei prodotti assicurativi (14.000 uffici postali) proprio a scapito delle filiali della banca, che sempre meno si occupano di fare la banca tradizionale, per cui una ulteriore contrazione di personale sembra facilmente prevedibile.
Chissà che previsioni si leggeranno nella relazione che accompagnerà il Piano industriale sul numero dei dipendenti nel medio periodo, tanto quanto possa servire a mettere in piedi questa realtà con Poste Italiane. Già Viola gode dello spread intorno a 260, che automaticamente migliora i conti della banca, anche se il titolo in borsa si mantiene in leggera ascesa intorno a 24 centesimi. La data del 17 giugno si avvicina e l’appuntamento di Bruxelles riguarda tutto il sistema di potere che gravita intorno a Rocca Salimbeni. Ma è bene che si sappia che i processi decisionali e i verbali delle decisioni della Bce non sono pubblici e tutta l’informazione che ne avremo sarà parziale e centellinata da un ente che non è stato eletto dai cittadini europei e non risponde loro, né più né meno della Fondazione MPS nei confronti dei cittadini senesi, ma che controlla il nostro presente e il nostro futuro. E’ più probabile però che le informazioni complete arrivino al board di Axa e a monsieur De Castries, che continuerà a decidere se e a quali condizioni  mantenere l’investimento in MPS. La Bce osserva il caso Monte dei Paschi di Siena con molto interesse: in fondo le due ispezioni rivendicate da Banca d’Italia nel comunicato stampa del 31 maggio le aveva firmate proprio lui. Peccato non avesse mezzi, dal 2008 a fine 2011, per fermare lo scempio.

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