L'importante è che la morte ci colga vivi (Marcello Marchesi)

"L'importante è che la morte ci colga vivi" (Marcello Marchesi)

giovedì 16 maggio 2013

FONDAZIONE MPS - COME CONSERVARE IL POTERE

La versione 2.0 del celebre proverbio “Chi rompe, paga Siena e i cocci sono suoi” sta andando in scena nella città del Palio. Tutto grazie alla nuova versione impalpabile dello statuto della Fondazione MPS che trasferirà con modalità che non vengono spiegate, in nome di chissà quale trasparenza, dal sindaco che verrà a nuovi soggetti la nomina di gran parte della Deputazione. Per poi vedere prendere corpo a settembre la la parabola di un presidente che, come Giuseppe Mussari, col curriculum di dissestatore bancario avrà un incarico importante prima di essere fatto a pezzi dalle indagini giudiziarie. Dopo avergli lasciato il tempo di finire l’opera. Che democrazia è questa nella quale non possiamo imparare dai nostri errori, anzi dobbiamo aspettare le scadenze per rimediarvi? Il tutto col la foglia di fico che la modifica dello statuto è richiesta dal Ministero dell’Economia e dall’ Acri del superpolitico Giuseppe Guzzetti. Bellamente ignorate per 17 anni e ora scusa per imporre alla città un cambiamento che non cambierà nulla.
A questo punto non è più importante sapere chi vincerà le prossime elezioni. Il nuovo sindaco sarà una parte ininfluente del nuovo potere in Palazzo Sansedoni. Il pannello di controllo del potere economico del Pd, quello che ha barattato la conferma di Franco Bassanini alla presidenza di Cassa Depositi e Prestiti per consegnare il paese alla famiglia Letta e alla gestione bipartisan, ha vinto e sta completando l’opera di “punire” i senesi che non hanno amministrato bene la banca. La nomina del nuovo presidente della Cdp del 17 aprile era di competenza, guarda caso, del Ministero dell’Economia e delle Fondazioni bancarie. I grillini, nel racconto di Massimo Mucchetti, hanno tentato di far saltare il banco inutilmente. Però subito dopo è saltata la candidatura civetta di Marini, un improponibile vecchietto ottantenne con problemi di sordità che sarebbe ingeneroso ricordare se non lo avessero esposto al ridicolo candidandolo.   
Adesso la fondazione annuncia di aver consultato in gran segreto alcuni soggetti economici e istituzionali locali, dove peraltro il dominio del partito è pressoché assoluto. Si vocifera di due soggetti esterni e indipendenti (forse la Fondazione Astrid?) ma sono segreti anche i loro nomi. Quindi anche vincesse le elezioni Valentini, candidato PD, la presa sulla Fondazione non sarebbe nelle mani dell’eletto che diventerebbe solo una tessera del mosaico e nonostante le sue velleità di rinnovamento del partito, dovrebbe adeguarsi alla linea del pannello di controllo romano. Le consultazioni non sono state pubblicizzate, gli esiti nemmeno, ai cittadini viene soltanto comunicato che a cose fatte, cioè quando il Ministero dell’Economia nella figura del ministro Saccomanni avrà firmato il benestare al nuovo Statuto, sapranno nelle mani di chi sarà finita la Fondazione, quello strumento principe che aveva affermato la senesità nelle parole vane di troppi politici locali, che di lasciare le scene proprio non vogliono saperne.
Ma secondo l’articolo 7 dello Statuto abiurato da Mancini & C. il 5 maggio scorso doveva essere spedita la richiesta agli enti nominanti di provvedere alle nomine della nuova Deputazione che entrerà in carica il prossimo mese di agosto. Saranno state spedite o si dovrà aspettare che la Magistratura apra una serie di verifiche, come quelle che la prossima Deputazione dovrà aprire sul rispetto della capacità statutaria di Palazzo Sansedoni di fare debiti e l’oculata gestione delle risorse? La Fondazione non ha specificato nulla nel comunicato stampa sull’argomento, che non ha un ruolo marginale. E poi se il ministro Saccomanni decidesse di non approvare il testo? Ci ritroveremmo in una situazione paradossale di una Deputazione scaduta che non oltre a dissipare un patrimonio di 11 miliardi non riesce nemmeno a organizzare la sua successione alla carica.

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