L'importante è che la morte ci colga vivi (Marcello Marchesi)

"L'importante è che la morte ci colga vivi" (Marcello Marchesi)

lunedì 22 agosto 2011

MA CHI CAZZ SONO MARTINO E ALFANO?

I MORTI VIVENTI DEL NON-PARTITO COMBATTONO UNA GUERRA DI POLLAIO TRA DI LORO. ECCO L'EFFIMERO ANTONIO MARTINO, BUONO PER AVER DATO UAN PARVENZA IDEOLOGICA A FORZA ITALIA -CUI PER ALTRO GIA' LA CRONOLOGIA DEGLI AVVENIMENTI HA DIMOSTRATO INESISTENTE-:



L’ex ministro ha poi duramente attaccato il neo segretario del Popolo della Libertà, Angelino Alfano. “La sua idea del Pdl è una Dc aggiornata – ha detto -non è quello che serve. Secondo me serve una idea di partito che parta con un progetto, che metta insieme chi ci sta. Se per mettere insieme anime disparate si preparano pappette indigeribili, il Pdl non va da nessuna parte”.

 

I MORTI VIVENTI VORREBBERO FARCI CREDERE DI ESSERE STATI ELETTI DA UNA BASE CHE DA LORO CONSENSO. INVECE SONO IL PARTO IN PROVETTA DELLA LEGGE-PORCATA DI CALDEROLI.



SENZA IL BERLUSKAZZ CHE PAGA E ALIMENTA IL REGIME PUBBLICITARIO  ESSI NON ESISTONO.



SEMPLICEMENTE MORTI VIVENTI. LA SMETTANO DI DISCUTERE, COSI' FAREMO PRIMA

domenica 21 agosto 2011

APPROVATO IL PROGETTO DEL PONTE DI MESSINA, SIAMO ALLA FOLLIA

LEGGO E RIMANDO DA WWW.ILFATTOQUOTIDIANO.IT L'ARTICOLO DI STEFANO CORRADINO SULLE NOVITA' RIGUARDANTI IL PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA:










Si narra che nel 250 a.C. per trasbordare 140 elefanti catturati ai cartaginesi, al console Lucio Cecilio Metello era venuto in mente di costruire un ponte che collegasse la Sicilia al continente. E che poi il progetto si fosse arenato per la paura che la faraonica struttura non reggesse il passaggio dei corpulenti pachidermi.



Un paio di millenni più tardi ci si riprovò ma da subito gli ingegneri più avveduti sconsigliarono vivamente la costruzione di un’opera così monumentale per le impervie condizioni ambientali dello stretto, i fondali irregolari, le burrascose correnti, le raffiche di vento, l’elevata sismicità…



Nel 1985 è Bettino Craxi ad annunciarne la prossima realizzazione. Un testimone che l’attuale presidente del Consiglio non poteva non raccogliere… E infatti pochi giorni fa la notizia ufficiale che, tuttavia, il premier Berlusconi ha preferito non sbandierare nel suo inconsistente intervento alla Camera e al Senato, forse per evitare polemiche: il progetto definitivo del Ponte sullo Stretto di Messina è stato approvato. Con la viva e vibrante soddisfazione, per dirla con Crozza, dello stesso Silvio Berlusconi, di Gianni Letta, del ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli, e dell’amministratore delegato della società Stretto di Messina e presidente dell’Anas Pietro Ciucci.



Quello che sembrava uno spettro lontano prende orribilmente corpo: un ecomostro lungo oltre 3,5 chilometri sospeso a quattro cavi d’acciaio con due piloni posti sulle sponde. Per realizzarlo servono poco meno di 9 miliardi di euro, due in più di quelli precedentemente ipotizzati. Praticamente il costo di una Finanziaria, poco meno del fabbisogno delle principali banche italiane, un decimo del finanziamento dello Stato per il Servizio Sanitario Nazionale (già ampiamente ridotto).



9 miliardi di euro. Una parte ce li metteremo noi, dirottandoli da grandi arterie ferroviarie e stradali che avrebbero urgente bisogno di interventi ben più cospicui di quelli fin qui destinati, o che magari potevano essere utilizzati per la ricostruzione (mai iniziata) dell’Aquila.

Un’altra ancora (circa 4 miliardi di euro) verrebbe raccolta sui mercati finanziari ma a nessuno sorge il dubbio che in questo momento di grave crisi dalle conseguenze incalcolabili possa essere un pò complicato racimolarli…

La terza tranche verrebbe dall’Unione europea. Peccato che l’Ue sembra voler voltare le spalle all’inutile e pericolosa costruzione e che i fondi verranno convogliati sul “corridoio” Berlino-Palermo che è da anni bloccato a Napoli.



Ora, ammesso e non concesso che Berlusconi troverà i fondi mancanti, sottraendone magari altri alla sanità, alla scuola pubblica o alla ricerca resta un banalissimo interrogativo: come la mettiamo con le frane a rotta di collo sul versante messinese e ancora peggiori sul fronte calabrese? E con la relazione di progetto in cui c’è scritto che quella è una delle zone a maggior rischio idrogeologico d’Italia? E con gli elevatissimi rischi sismici paventati da autorevoli geologi?

E una volta completato dovremo testarlo con 140 elefanti prima di farlo attraversare da migliaia di camion e automobili?



Perché dunque questa ostinazione nel voler realizzare un’opera così pericolosa e per niente redditizia dal momento che le grandi strutture di questo tipo, dal Golden Gate Bridge al Canale sotto la Manica sono tutte in perdita?



Forse la risposta ce la fornisce il diplomatico americano J. Patrick Truhn, console generale a Napoli in cinque dispacci datati tra il 2008 e il 2009 e pubblicati da Wikileaks: “La mafia potrebbe essere tra i principali beneficiari della costruzione del ponte sullo Stretto di Messina”…





 

mercoledì 17 agosto 2011

RADIAZIONI NUCLEARI: GIAPPONE INFORMATO, ITALIA NO

 L’ultimo colpo al mito dell’efficienza nipponica viene proprio dal disastro di Fukushima. I dirigenti Tepco sono stati costretti ad ammettere che non era stata prevista, nel programma di emergenza della centrale nucleare, la possibilità che avvenissero nei reattori esplosioni di idrogeno e, dopo quella avvenuta il giorno seguente il terremoto/tsunami (12 marzo), aver trovato modo di impedirne altre “a causa degli alti livelli di radiazioni presso il sito”. Dilettanti allo sbaraglio. Tepco ormai è una azienda fallita, sotterrata da debiti e richieste di risarcimento a cui mai potrà ottemperare; viene tenuta in vita dal governo giapponese giusto per avere un referente sul territorio per gestire la catastrofe nucleare, i cui contorni si evidenziano di più ogni giorno che passa. Quale imprenditore vorrebbe una fine così ingloriosa per la sua società?



A 100 km da Fukushima si è scoperto che i fanghi dei depuratori cittadini di Aizuwakamatsu hanno una concentrazione di becquerel venti volte superiore al limite consentito dalla legge. La punta dell’iceberg cresce mano mano che passano i giorni, con tutto quello che nasconde sotto. Pare che siano ben 17 le prefetture del nord del Giappone ad avere il problema dei fanghi di depurazione che non si possono più smaltire con l’interramento, poiché raggiungono o sperano i valori di 8.000 bequerel/kg, limite di legge, e il Giappone ha esattamente il doppio degli abitanti dell’Italia in un territorio di pari grandezza.  E i cittadini si stanno organizzando in comitati contro i siti prescelti per l’interramento.



Ora dovrebbero capire, i nuclearisti sorridenti del dopo disastro alla Chicco Testa o Oscar Giannino, la differenza tra un terremoto, o il disastro del Vajont, e un incidente nucleare. Kmq di città distrutte e molti morti, nei primi due casi. Ma il giorno dopo si ricomincia a vivere, a pensare, a progettare un futuro nonostante tutto. Con un cataclisma nucleare i sopravvissuti entrano nella spirale dell’agonia per molti decenni. Ci sarà solo fuga e disperazione, mentre i danni invisibili agiscono con il favore del tempo nel manifestare le atroci conseguenze: senza futuro e con un presente terribile. E un territorio che sarà per lungo tempo deserto per gli uomini.  Intanto, in mezzo a continue scosse di terremoto e ai capricci delle piogge, il governatore di Hokkaido, Harumi Takahashi, ha approvato il riavvio di un reattore nucleare nella prefettura. Takahashi ha detto di non avere obiezioni sul  piano del governo centrale per il riavvio delle centrali nucleari: la scelta è caduta sul reattore 3 di Tomari che avrebbe superato gli stress test all’europea dopo un controllo di routine. Problemi di energia per il Giappone, nel pieno di una crisi economica evidenziata dal disastro di Fukushima e in difficoltà energetica, visto che anche i piani già approvati sulle rinnovabili hanno bisogno di tempo per essere realizzati.



La televisione giapponese Nhk è molto più affidabile, come fonte d’informazione su Fukushima, del sito internet di Ispra. Il sito dell’autorità italiana per la sicurezza nucleare e per la radioprotezione, infatti, non aggiorna più le informazioni provenienti dal Giappone dal 22 luglio scorso. E dal 5 luglio non informa più sullo stato della radioprotezione in Italia e in Europa, come faceva prima. E non comunica nemmeno i dati raccolti nell’emisfero boreale americano, prima di noi interessati a futuri sviluppi degli eventi, mentre le preoccupazioni della Cina e della Corea si fanno ogni giorno più grandi. Che della radioprotezione abbiamo bisogno nel lungo periodo, è una cosa ormai acclarata, e lo sviluppo della problematica nel Sol Levante è un fatto indiscutibile. Speriamo che sia solo un problema di comunicazione al pubblico, ma che i dati da Ispra vengano ancora raccolti. Prima di abbassare la guardia, col nucleare, occorrono molti anni. Per le rassicurazioni di regime alla popolazione ignorante, pochi giorni di silenzio. 


TENEREZZA ISTITUZIONALE

LA MERKEL E SARKOZY IN CONFERENZA STAMPA, AL DI LA' DELLA DISCUTIBILITA' DELLE LORO OPINIONI, SEMBRAVANO DUE AUTENTICI CAPI DI STATO



IDEE, DOMANDE E RISPOSTE CON I GIORNALISTI, NIENTE PUTTANE NE' PUTTANIERI, NESSUNA TELEFONATA DALL'ITALIA DI CUI QUALCUNO SI SAREBBE VANTATO PER AVER DATO LORO CONSIGLI



NEPPURE UNA IMPROBABILE "LIASION DANGEREUSE" TRA I DUE, SOLO AFFARI E POLITICA.



DA NOI, IL PRESIDENTE DEL CONIGLIO SI DEVE AFFANNARE PER TENERE BUONI GLI SCILIPOTI DI TURNO, MARTINO E CROSETTO.



BOSSI DOVREBBE ANDARE IN PRIGIONE PER AVER TIRATO DI NUOVO FUORI L'ARGOMENTO SECESSIONE, SE ANDARE IN PRIGIONE FOSSE UNA COSA SERIA.



RARI MOMENTO DI TENEREZZA ISTITUZIONALE.

domenica 14 agosto 2011

SUPERCIUK TREMONTI ALLA RISCOSSA, ECCO IL SUPEREROE CHE RUBA AI POVERI PER DONARE AI RICCHI

SUPERCIUK TREMONTI VA ALL'ATTACCO, DOPO SETTIMANE DI TRISTE DIFESA E SILENZIO IMBARAZZATO: "LA CRISI NON ERA PREVEDIBILE. SCRIVERO' UN LIBRO". STIAMO PARLANDO DELLA STESSA PERSONA CHE IN COBUTTA CON IL SUO SODALE, IL PRESIDENTE DEL CONIGLIO BERLUSKAZZ, NEGAVA PERFINO, A TRATTI, L'ESISTENZA DI UNA CRISI E PONTIFICAVA CON SUFFICIENZA E ARROGANZA SUL MERCATO RIBASSISTA?



HA CERCATO DI VENDERE L'APPROVAZIONE DELLA MERKEL SULLA MANOVRA DI LUGLIO, CHE ERA APPARSA INSUFFICIENTE PERFINO PRIMA DELLA RIAPERTURA DEI MERCATI. MA LA MERKEL AVEVA DICHIARATO:



"Trovo assolutamente buono il programma di risparmi", ha affermato il cancelliere tedesco, aggiungendo tuttavia che "il debito italiano non è proprio basso e la strada da percorrere per l'Italia sarà ancora lunga, ma la misura ferma e decisiva che è stata presa ha fatto bene all'Italia".  



LA STRADA DA PERCORRERE SARA' ANCORA LUNGA. SUPERCIUK TREMONTI SI IMPAPPINA NEI DETTAGLI...

IL GRANDE ECONOMISTA SI E' RIVELATO UN CIALTRONE COMMERCIALISTA PRESUNTUOSO.



SIC TRANSIT GLORIA MUNDI!

MA DEL REGALO AL BERLUSKAZZ DEL BEAUTY CONTEST NON SI PARLA MAI

Digitale terrestre. Si avvicina l’ora della Toscana. Qualcuno dice a rilento, nonostante l’anticipo di sei mesi, si sta realizzando il calendario dello switch off, il passaggio alla nuova televisione, con una novità: la settimana prossima il Ministero dello Sviluppo pubblicherà i bandi per le frequenze da assegnare a Liguria, Toscana con la provincia di Viterbo, Umbria e Marche, le ultime regioni che quest’anno passeranno al digitale terrestre, mentre entro il giugno prossimo toccherà ad Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia. Fioccano le polemiche, naturalmente. Nelle regioni ormai digitalizzate la qualità del segnale è piuttosto scadente, specialmente in caso di maltempo. Ampi zone montane sono escluse, al governo lo sapevano ma sono andati avanti lo stesso, per le caratteristiche fisiche di trasmissione del segnale digitale, che non supera gli ostacoli. Hanno rimediato col satellite, così in montagna hanno due decoder perché Rai e Mediaset hanno costituito un sistema separato da Sky. Ma per salvare la Rete 4 di Berlusconi dalle multe dell’Europa e dalle sentenze dei tribunali e conservare l’oligopolio televisivo tutto andava bene. Le emittenti piccole, con poca capacità di investire in tecnologia, saranno costrette a un ulteriore ridimensionamento, se non a scomparire: il digitale in situazione di disturbo semplicemente non funziona E così la trasformazione tecnologica dall’analogico al digitale dell’Italia verrà ricordata come un caso clamoroso di sprechi pubblici e rafforzamento dell’oligopolio, guidata da un formalmente ex dipendente Mediaset, il ministro Romani. Che non si è fatto scrupolo, attraverso complicati regolamenti, di mettere i bastoni nelle ruote dei competitor alternativi sulla numerazione dei canali e sulle autorizzazioni ai fornitori di contenuti digitali, creando di fatto un vantaggio per le due principali aziende nazionali nel silenzio interessato di Telecom Italia Media. Già. Il settore della televisione in Italia è sempre stato un Far West. Fin dai tempi in cui Bettino Craxi (20 ottobre 1984) rientrò precipitosamente da una visita di Stato a Londra per fare di sabato mattina un decreto legge per salvare le trasmissioni Fininvest dall’oscuramento ordinato dai pretori per le violazioni della legge fatte da Berlusconi. Il passaggio al digitale terrestre lascia libere le frequenze su cui trasmetteva il segnale analogico. Queste frequenze vanno all’asta: compagnie televisive e telefoniche sono interessate. Queste ultime pagheranno allo Stato per il diritto di occuparle per i prossimi 20 anni una cifra compresa tra 2,4 e 3,1 miliardi di euro, ossigeno per il deficit italiano, mediante un asta a rilancio. Mentre le compagnie televisive, attraverso un sofisticato meccanismo “truffaldino” chiamato beauty contest, che elimina l’asta e il pagamento di denaro, le riceveranno gratis. Per il Presidente del Consiglio un regalo da 2 miliardi di euro. Ecco perché fino al 6 settembre, termine ultimo per la presentazione delle offerte  è sicuro che non si possa parlare assolutamente di un ricambio politico in Italia: Paolo Romani deve portare a casa il prezioso cadeau che consentirà in futuro a Mediaset di continuare a fare il bello e cattivo tempo sull’etere, come confermato dalla legge Gasparri del 2006 che di tutto si occupò tranne che del pluralismo dell’informazione e del libero mercato. Gratis saranno le frequenze anche per Rai e TIMedia, che infatti ben si guardano da informare sull’argomento il pubblico. Una perdita per l’erario di almeno 3 miliardi con la benedizione del garante, l’Agcom. A noi rimane solo di pagare gli abbonamenti premium per i campionati di calcio, salvo incavolature se il segnale non arriverà. Il conto della manovra economica prossima ventura sarà caricato anche dei mancati introiti delle frequenze regalate alle televisioni, probabilmente a pagare ci siamo ormai rassegnati. 

IL PRESIDENTE DEL CONIGLIO COME FONZIE, E FA PURE LA MANOVRA!

Consiglio dei Ministri per rispondere alla crisi dei mercati finanziari. Un effetto diretto della manovra economica ci riguarda strettamente da vicino; le province sotto i 300.000 abitanti saranno accorpate, quindi anche Siena capoluogo di provincia, con buona pace del presidente Bezzini, sparirà. All’inizio di luglio l’astensione del PD alla Camera aveva negato la vittoria alla proposta di legge dell’IDV in votazione, nel giro di un mese la speculazione di borsa è riuscita ad ottenere un risultato clamoroso. Senza danni per la cittadinanza: qualcuno è mai andato in Provincia per qualche pratica? Il futuro, ormai segnato, è negli Ato, la nuova parola magica che definisce un territorio su cui sono organizzati servizi pubblici integrati. La Toscana è già divisa territorialmente in Ato, e Siena, insieme alle province di Arezzo e Grosseto, siamo inseriti nell’Area vasta Toscana Sud che ha avuto il battesimo lo scorso 19 aprile in quel di Petriolo. Quasi un peccato che due dei tre protagonisti di allora, i presidenti Bezzini (Siena), Vasai (Arezzo) e Marras (Grosseto), rimarranno senza poltrona. Torniamo a Roma.  La conferenza stampa del governo, dopo il Consiglio delle ore 19, assomiglia, se ci passate il paragone, a una puntata della sit-com “Sos Tata” con la Bce a fare la parte della tata che impone nuove regole giuste, ma severe mal accettate, Berlusconi a fare il genitore che, negando ogni responsabilità e gridando al fato avverso, deve cambiare atteggiamento col figlio discolo, impersonato da SUPERCIUK Giulio Tremonti. Che si trova, a sua volta, a dover raccontarci cosa la Tata gli ha ordinato di fare. In ogni caso, dovremo aspettare domani i dettagli della manovra economica da 20+25,5 miliardi di euro in due anni per poter sapere esattamente come colpiranno ogni singolo cittadino su assegni familiari, diritto all’asilo, tasse. Poi lunedì sarà la volta dei mercati finanziari rispondere sul campo, valutato l’impatto totale della manovra che dovrà riportare il pareggio di bilancio nel 2013, migliorando o meno l’affidabilità dell’Italia.In giornata Banca d’Italia ci aveva puntualmente informato che il debito pubblico aveva sfondato il muro dei 1.900 miliardi di euro, Draghi sta per partire alla Bce e non si lascia nulla al caso. La performance del Presidente del Coniglio è stata abbastanza sottotono, senza quei lampi di spirito per cui è stato famoso, e ha ammesso che “le imposizioni metteranno le mani nelle tasche degli italiani”, senza pronunciare la fatidica parola TASSE come un qualsiasi Fonzie che non riusciva a dire ”ho sbagliato” in nessuna puntata di Happy Days. In cantiere ci sono tagli alle amministrazioni locali per cui sapremo nei prossimi giorni quante altre linee di bus ci verranno tagliate più di quanto fatto finora.



IL REGIME PUBBLICITARIO SEMBRA AVERE I GIORNI CONTATI.